Nedo Coppini: "l'occhio" delle corse>> <<
"Alla 500 Km di Imola vinta da Ickx sotto la pioggia battente, alla Tosa scattai una foto che Autosprint pubblicò a pagina intera. A fuoco ci sarà stato forse un parafango, ma la nuvola d'acqua che avvolgeva l'immagine le dava un effetto che sarebbe stato impossibile prevedere, o anche solo immaginare."

Per chi è appassionato di motori e fotografia, in Toscana c'è un nome e un cognome che più di qualunque altro rappresentano la perfetta sintesi di queste due passioni: Nedo Coppini.
Per chi, poi, ha fatto ricerche sul Circuito stradale del Mugello questo nome è diventato un punto di riferimento, perché le foto professionali più belle scattate sulle curve del Mugello; dalla "Casetta" a Montecarelli, dalle "scalette della Futa" fino alle "rampe di San Martino", dai tornanti del Giogo al Covigliaio, sono quasi tutte sue.
Dal 1964 al 1970 è stato il più assiduo e fedele "documentatore visivo" della grande corsa.
Il suo obiettivo, anzi il suo occhio ("perché si fotografa con l'occhio prima ancora che con l'obiettivo..."), hanno "fermato" la GTA di Riccardone, le acrobazie di Munari, la sicurezza di Vaccarella, la prepotente progressione di Siffert, la serena aggressività di "Nanni" Galli ed in un certo senso ce le hanno regalate per sempre, trasformando un attimo fuggente ed irripetibile in un ricordo.
Per questo, almeno, dobbiamo ringraziarlo.

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Nedo, da quanti anni fai il fotografo?
Ho cominciato prima degli anni '50, nel '46. Mio padre, che era il Provveditore della Misericordia di Galciana, ebbe l'occasione di comprare una Comet Bencini al prezzo di favore di mille lire e con quella macchina semplicissima cominciai a fare le fotografie, dapprima alle ragazze, poi, siccome ero un appassionato di motori e di moto, alle corse motociclistiche. All'epoca si correva un po' dappertutto al motovelodromo delle Cascine, a Agliana, al Campo di Marte.
Il Motogiro passava da Prato e io riuscii con la mia Comet a fotografare alla curva dei Macelli, vicino l'ospedale, la caduta spettacolare, ma per fortuna
senza conseguenze, di un motociclista e fu questa la mia prima foto, se così si può dire, famosa.
Un mio amico cominciò allora a prestarmi una macchina fotografica "vera", una Kodak a soffietto, e con quella cominciai anche ad andare a Monza e Imola, sempre a seguire le moto.
Portavo a sviluppare le fotografie dai fratelli Calamai, Sergio e Giuliano, che allora lavoravano per "Il Giornale del Mattino" di Firenze, il quotidiano di Enrico Mattei.
Si accorsero che facevo delle buone foto e siccome si erano stancati di andare a prendere sole acqua e freddo la domenica allo stadio un giorno mi dissero:-"Da domenica il Prato tu lo fai te."- Il Prato, allora giocava in serie B. Non mi pareva vero. Mi prestavano la macchina, una macchina professionale, una Rolleiflex, e si raccomandavano che non sprecassi nessuna delle 12 pose del rullino.
Era il 1959, e fu così che cominciò la mia avventura.

" - "Proprio quella della Porsche 904 di Bulgari scattata quell'anno al Mugello è una delle mie foto più belle, forse quella che mi piace di più: bella l'inquadratura, bello il paesaggio, bello tutto"


E con le auto ?

All'inizio, con la mia Comet fotografavo solo le moto, avevo fotografato a Monza: Bandirola, Masetti, Duke, Cavanagh, Lorenzetti, tutto materiale che purtroppo non ho più, con le auto invece cominciai dopo. Avevo comprato "a sconto" la Rolleiflex dai fratelli Calamai e con quella a Monza feci le foto alla tragedia di Von Trips.
Poco dopo comprai la Canonflex, la prima reflex 35 mm che arrivava a Prato, e con quella, nel 1964, feci il reportage sul primo circuito del Mugello, quello vinto da Bulgari.
Proprio quella della Porsche 904 di Bulgari scattata quell'anno al Mugello è una delle mie foto più belle, forse quella che mi piace di più: bella l'inquadratura, bello il paesaggio, bello tutto.
Quello stesso anno scattai anche la sequenza drammatica, ma per fortuna senza conseguenze, dell'incendio dell'Abarth di "Gano".
Ecco posso dire che con le auto cominciai a specializzarmi al Mugello, un circuito che mi è piaciuto più di qualunque altro.

Quali argomenti trattavi oltre allo sport ?
Tutti.
Cronaca, teatro. Ho delle bellissime foto del 1965 quando al Metastasio fu di scena il balletto russo Beriozka. Se c'era da documentare qualcosa non mi tiravo indietro, posso davvero dire che ho fotografato quaranta e più anni di storia.
E per tanti anni l'ho fatto, oltre che quasi gratis, anche "avanza tempo" come si dice da noi.
Io, infatti, non mi vergogno a dirlo, facevo il tessitore. A Prato, allora, o facevi il tessitore o il cenciaiolo.
Non mi piaceva, ma l'ho fatto e ne vado orgoglioso. A volte ho pianto dalla rabbia di dover stare al telaio e non poter fotografare una corsa di moto o di auto oppure un fatto di cronaca.
Intanto era morto Mattei, "Il Giornale del Mattino" aveva chiuso bottega e mi aveva cercato Umberto Cecchi de "La Nazione". Erano i tempi in cui ci lavorava Mancini, il giornalista che poi sarebbe morto tragicamente in quell'avventura con Ambrogio Fogar. La sera mi telefonavano, allora lasciavo mia moglie al telaio ed io andavo a fotografare: cronaca, teatro, musica. Se sono riuscito a fare tante foto il merito è anche di mia moglie, lo dico volentieri.
Nel 1975, infine, feci finalmente il grande passo e diventai professionista.

Il Circuito del Mugello ?
La corsa più bella.

Il punto più bello del Circuito, il più adatto per scattare le foto?
Le Scalette della Futa, senz'altro. Poi le rampe di San Martino. Mi piacevano le curve veloci dove i piloti erano più impegnati.

Oltre 60 chilometri di tracciato, eppure tu sei sempre riuscito a documentare le cose più importanti, come ci riuscivi ?
Alcuni amici, Pierluigi Guasti ed altri, all'Autodromo consigliavano i miei colleghi -"Andate con Nedo lui vi porta dove succedono le cose..." così io mi trovavo con il ... seguito di fotografi. Forse era lo stesso anche sul Circuito stradale, forse davvero avevo l'intuito di scegliere sempre, o quasi sempre, il punto giusto. Io però questa dote l'ho sempre chiamata "colpo di ...coda", ci siamo capiti ?

Le tue foto danno il sapore della corsa su strada, merito delle inquadrature mai banali, qual'era il trucco ?
Beh, all'epoca in cui scattavo quelle foto non c'erano ancora le macchine col motore che permettono di sparare raffiche di dieci foto al secondo. Come dico io, all'epoca il motore della macchina fotografica era il dito pollice, quindi dovevi preparare bene l'inquadratura. Io sceglievo un sasso, un segno sull'asfalto, una scritta sul muro e mettevo a fuoco bene, poi quando arrivava la macchina scattavo al momento in cui il muso, o la ruota anteriore destra erano all'altezza del segnale.
Non tutte però andavano bene.
Una volta alla Casetta dove le auto svoltavano a destra per la Futa ne stavo seguendo una nel pozzetto della Zenza Bronica, e la aspettavo per scattare la foto sul "salto", solo che per effetto dello specchio vedevo un'immagine rovesciata e la seguii alla mia sinistra, mentre logicamente aveva svoltato alla mia destra, quindi fotografai la strada vuota !
Ad Imola, alla Tosa, mentre scattavo una sequenza, mi scivolò il pollice e la macchina mi cadde con l'obiettivo nel fango.
Piansi per due ore ! E un'altra volta, sempre a Imola sotto il diluvio, mi giocai la Leica che feci la bischerata di mettere ad asciugare sulla bocchetta del riscaldamento dell'auto: mi si scollò tutta e la detti via per pochi soldi.

Qualche altro trucco ?
Avvicinarsi più che si poteva, anche se era pericoloso.
Una volta all'Autodromo del Mugello provava la Ferrari Formula 1, ai tempi di Lauda. Io l'aspettavo alla Casanova-Savelli, con un ginocchio in pista ed uno sul prato: un'inquadratura fantastica. Scatto una, due foto, poi Lauda non passa più. Dopo qualche minuto dall'altoparlante sento la voce di Remo Cattini che urla "Nedo levati dalla pista che Lauda t'arrota !".
Uscii di pista e Lauda riprese a girare, ma le foto Nedo le aveva già fatte.
E poi un po' di fortuna non guasta, quella che io chiamo "colpo di coda".
Alla 500 Km di Imola vinta da Ickx sotto la pioggia battente, alla Tosa scattai una foto che Autosprint pubblicò a pagina intera. A fuoco ci sarà stato forse un parafango, ma la nuvola d'acqua che avvolgeva l'immagine le dava un effetto che sarebbe stato impossibile prevedere, o anche solo immaginare.
Anche l'improvvisazione, l'arte di arrangiarsi è importante.
Umberto Cecchi mi manda a fotografare l'incendio di un capannone, a Prato. Vado, scatto le foto del servizio, torno nel mio studio, ma mentre sviluppo i negativi mi si apre la tank e la pellicola prende luce: foto irrimediabilmente perdute.
Torno sul luogo dell'incendio ma ormai i Vigili del Fuoco l'avevano domato, c'era appena un focherello in un cantuccio.
Meglio di nulla, pensai e scattai qualche foto.
Poco dopo ne consegnai cinque a Umberto Cecchi che ne fu più che soddisfatto...

Un personaggio del mondo delle corse di allora che ricordi volentieri ?
Marcello Sabbatini. Mi voleva bene, mi insegnò a muovermi nel mondo delle corse, e anche se ogni tanto mi rimbrottava perché mi piaceva fare le foto con inquadrature molto strette col teleobiettivo, mi chiamava "il terzo occhio di Imola".
Il suo insegnamento era :- "Nedo, parla con la tua bocca, ascolta con i tuoi orecchi e guarda con i tuoi occhi e non dar retta a quello che ti vogliono far credere"-
Io ho sempre fatto così anche se una volta finimmo per litigare...

" - "Marcello Sabbatini. Mi voleva bene, mi insegnò a muovermi nel mondo delle corse."

In che occasione ?
All'Autodromo del Mugello era venuto a provare Mauro Nesti con una Chevron che dicevano montava un Cosworth da Formula 1.
In sette o otto prendevamo i tempi ed a un certo punto, il Nesti fece segnare 1'49", un tempo eccezionale !
Ci confrontammo e tutti avevamo, decimo più, decimo meno, preso lo stesso tempo.
Io che facevo anche gli articoli sulle prove lo scrissi e Autosprint lo pubblicò.
L'ing. Chiti che stava provando con Merzario e l'Alfa 33, appena saputo dell'articolo, telefonò a Sabbatini dicendo:-"Ma che bischerate scrivete ?! Come fa Nesti ad aver fatto 1'49" se Merzario con la "33" non scende sotto l'1'50".
Allora Sabbatini mi chiamò trattandomi male e pretendeva scrivessi che avevo sbagliato a cronometrare.
Mai io non avevo sbagliato e gli risposi:-"Lei la può dar retta a chi vuole, a Chiti, a Merzario io do' retta al cronometro e Mauro Nesti ha fatto 1'49". Se non vi va bene, pazienza ! "
Ci adirammo per un po', ma poi si convinse che avevo ragione: grande personaggio Sabbatini.
Sapeva riconoscere quando sbagliava, cosa che non fanno in molti.

C'è una foto che più delle altre ricordi con piacere ?
Sì. Gilles Villeneuve a Zeltweg.
Avevo fatto il servizio e mentre il martedì, come era tradizione, stavamo guardando le diapositive al Circolino con gli amici mi accorsi che in quelle che ritraevano la Ferrari in piena velocità sul rettifilo si vedevano segni profondi sugli pneumatici anteriori e, seppure meno marcati, anche sui posteriori. Telefonai a Marco Magri di Autosprint che mi disse:- "Manda subito le diapositive".
Finirono alla Ferrari. Con quelle capirono che la forza centrifuga era responsabile della deformazione delle gomme ,così le mie foto furono utili a migliorare le prestazioni della Ferrari e la sicurezza dei piloti. Una bella soddisfazione.
Le diapositive, però, non me le hanno mai restituite.

C'è una foto che non hai scattato ?
Una sì.
All'Autodromo del Mugello viene l'MV Agusta a provare la quattro cilindri, con tutto lo staff tecnico, da Magni in giù.
Fra i piloti c'è Franco Uncini che mentre cerca di metterla in moto a spinta scivola e cade per terra con la moto: una scena comica.
Ecco, Nedo quella volta lasciò perdere, quella foto non la volle scattare e non se ne pentì allora come non se ne pente oggi.
Lo aiutai solo a rialzarsi.

Un episodio divertente ?
Uno c'è, riguarda i Carabinieri...

I Carabinieri ?
Sì. Arrivai un giorno all'Autodromo del Mugello e vidi schierate diverse macchine con a fianco di ogni macchina un carabiniere e sulla strada c'erano i coni gialli e rossi distanziati di qualche metro. Io cominciai a fare lo slalom con il mio Maggiolino. Alla fine i carabinieri, tutti giovani di leva, mi applaudirono.
Sentendo confusione uscì il capitano che mi redarguì severamente e mentre cercavo di spiegare mi disse:-"Io l'arresto !". Intervennero gli amici dell'Autodromo che gli spiegarono che non avevo intenzione di canzonarlo e la cosa si mise a posto.
Quel giorno provava la Lancia con le Gruppo C, c'erano Fiorio, Patrese e Nannini e verso la fine delle prove il capitano dei Carabinieri, che si era accorto che conoscevo un po' tutti, mi si avvicinò chiedendomi se era possibile fare un giro.
Lo chiesi a Fiorio con il quale ero in ottimi rapporti e lui mi disse:- "Con chi lo facciamo girare, Nedo ?".
-"Lo facciamo girare con i' Nannini..."- risposi io che lo conoscevo bene.
Lo sistemarono nella Lancia LC2 e Nannini fece qualche giro senza tirare troppo ma comunque un po' "allegro", com'era nel suo stile. Quando rientrò ai box il capitano era bianco in viso e appena mi vide mi disse:-"Ora t'arresto davvero..." -
Tutto finì con una risata.

" - "C'erano piloti stranieri fortissimi: Mitter, Siffert, Kinnunen, Elford, Van Lennep, che una volta mi fece prendere una bella strizza con l'Abarth 2000. "
Chiudiamo con il ricordo dei Campioni del Mugello, quali era più bello fotografare ?
C'erano piloti stranieri fortissimi: Mitter, Siffert, Kinnunen, Elford, Van Lennep, che una volta mi fece prendere una bella strizza con l'Abarth 2000. Poi c'erano i nostri, "Nanni" Galli, Merzario, Vaccarella, il povero Giunti, Enrico Pinto, ma anche "Riccardone" e "Shangri-La" e soprattutto, come soggetto fotografico, Sandro Munari: alle rampe di San Martino era uno spettacolo
Tanti bellissimi ricordi anche all'Autodromo: Giacomelli che provava la Formula 2 nella nebbia, Cheever che disfece la macchina investendo un fagiano, le impennate di Kenny Roberts padre. Eh sì, di foto ne ho fatte davvero tante e ancora continuo
L'altra sera con una macchinuccia digitale ho "fermato" il disco in una partita di hockey e tutti a dirmi:- "Bravo Nedo !" -
Macché bravo ! Era stato un altro "colpo di coda" !